Dislessia, Disortografia, Disgrafia e Discalculia rappresentano un gruppo eterogeneo di disturbi classificati come Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Essi riguardano circa il 6% della popolazione in età scolare e si manifestano come una difficoltà specifica dell’alunno nell’acquisire e successivamente automatizzare una o più delle seguenti abilità: lettura, scrittura e calcolo.
Queste difficoltà interferiscono in maniera significativa con le attività scolastiche, incidendo spesso anche sull’autostima degli alunni, soprattutto se erroneamente scambiate dagli insegnanti o dai genitori per “pigrizia” o “poco impegno”.
La diagnosi prevede un percorso di valutazione specifico dove oltre a verificare la competenza del bambino rispetto ai processi in esame (lettura, scrittura e calcolo), si verifica che alla base del disturbo non vi siano deficit sensoriali uditivi e/o visivi, danni neurologici, un ritardo cognitivo o delle condizioni di deprivazione emotiva o ambientale. È proprio per questi aspetti che la comparsa di questi disturbi è spesso inaspettata, tenuto conto appunto del normale sviluppo globale del bambino.
Molti progressi sono stati fatti negli ultimi anni per valutare ed intervenire al meglio su queste difficoltà specifiche, anche a livello legislativo. Nel 2007 vengono realizzate le prime linee guida sulla valutazione ed il trattamento dei disturbi specifici dell’apprendimento: esse permettono di differenziare i bambini che presentano un disturbo Specifico dell’apprendimento (DSA) da coloro con difficoltà scolastiche non specifiche e ci consentono di definire con chiarezza i punti essenziali per la valutazione ed il trattamento di questi disturbi. La Legge nº 170 poi, emanata nell’anno 2010, riconosce finalmente la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento tutelando i ragazzi con DSA in particolare durante il loro percorso di istruzione scolastica.