Alzheimer: il 18 aprile si è tenuta nello studio in via Carlo Porta 8 a Saronno la serata informativa dal titolo “Alzheimer e demenze: dalla diagnosi all’intervento sul territorio di Saronno” organizzata dal centro di Neuropsicologia del Polo Saronnese di Psicologia.
Relatori di questo evento sono stati il dottor Roncoroni, neurologo dell’ospedale di Saronno, il signor Monzini, presidente associazione Auser Saronno, e le dottoresse Stefania Rossi, Laura Ceppi e Giorgia Tosi, psicologhe e collaboratrici del centro di Neuropsicologia.
La tematica trattata, di grande attualità, ha richiamato l’interesse di familiari e persone quotidianamente a contatto con questa malattia.
Alzheimer e demenze: la diagnosi in ambito ospedaliero
Ha cominciato l’intervento il dottor Roncoroni che, con grande chiarezza e linearità, ha spiegato come la malattia di Alzheimer sia la forma più conosciuta di demenza ma non l’unica. Si è soffermato su quali possano essere i diversi tipi di demenza, da quelle che coinvolgono in modo più globale il cervello a quelle che riguardano una precisa area, quelle reversibili e irreversibili, quelle con un origine vascolare o dovute ad altre patologie come le malattie epatiche o tiroidee.
Ha spiegato quale sia l’iter diagnostico che viene intrapreso con il paziente dal momento in cui giunge all’osservazione medica, sottolineando come la diagnosi di demenza si basi su tre elementi fondamentali: la raccolta di informazioni relative alla storia di vita, in presenza di un familiare; il ricorso alle neuroimmagini, come la TAC, la RMN, o la PET; la valutazione del livello di autonomia nella vita quotidiana in associazione ad un primo test di screening globale delle funzioni cognitive.
Alzheimer: qual è il ruolo dello psicologo?
La dott.ssa Stefania Rossi, successivamente, ha approfondito l’importanza di una diagnositempestiva, puntuale e approfondita, spiegando cosa avvenga nella stanza del neuropsicologo quando il paziente, su consiglio del medico, in caso di sospetta demenza, giunge per approfondire il funzionamento della memoria, dell’attenzione, del ragionamento e del linguaggio, tutte funzioni cognitive che possono essere compromesse in caso di demenza. Ha mostrato e spiegato alcuni dei test che vengono utilizzati e le funzioni cognitive che vengono valutate.
Alzheimer: cosa si può fare nel post diagnosi e quali sono i servizi presenti sul territorio?
La dott.ssa Giorgia Tosi ha quindi illustrato come si possa intervenire una volta che la diagnosi di demenza è stata posta e non solo. Ha ricordato che, seppur non esista una cura farmacologica per la demenza, sia possibile trovare il modo migliore per convivere con essa.
Si può intervenire sia sulla malattia, attraverso programmi di stimolazione cognitiva individuale o svolta in piccoli gruppi, con l’obbiettivo di mantenere lo stato attuale del funzionamento del paziente per il più lungo tempo possibile, sia sull’anziano sano con interventi di ginnastica mentale.
Passando la parola al signor Monzini, ha indicato quali siano i servizi presenti sul territorio, erogati da ASL e Comune, ai quali la persona affetta da demenza e i suoi familiari possono rivolgersi a seconda della fase della malattia e delle necessità del paziente: dai gruppi di auto-mutuo-aiuto, ai centri diurni, alle R.S.A, ai laboratori organizzati dalle associazioni di volontariato come l’Alzhausercafè.
Il signor Monzini ha brevemente spiegato la storia di Auser Saronno e di come, in collaborazione con il dottor Roncoroni, e altre figure professionali come il musicoterapista, la danzaterapista e la psicologa, ma soprattutto grazie all’impegno e all’estrema attenzione dei volontari Auser, sia stato possibile organizzare e mettere a disposizione della popolazione un laboratorio Alzheimer che permette, due volte a settimana (il martedi e il giovedì, dalle 15:30 alle 17:30) di ospitare, previo colloquio con paziente e familiare, la persona affetta da demenza ed impegnarla in attività stimolanti.
Alzheimer: cosa si può fare dal punto di vista non farmacologico? L’intervento sull’ambiente
Chiude la serata la dott.ssa Laura Ceppi spiegando come si possa intervenire sull’ambiente domestico e sulla rete sociale per migliorare la qualità di vita delle persone affette da demenza e di chi se ne prende cura. Viene sottolineato come il prestare attenzione ad alcuni aspetti strutturali, come una luce adeguata, porte o gradini ben evidenziati, la presenza di orologi e calendari, possa aiutare il malato a conservare una propria autonomia quotidiana, favorire l’orientamento e prevenire incidenti, come le cadute.
Vengono, infine, mostrate alcune delle realtà presenti oggi, o in fase di sviluppo, sul territorio italiano come le comunità amiche delle persone con demenza ad Abbiategrasso o “il paese ritrovato” a Monza.
Alzheimer: esiste una cura?
Dal punto di vista farmacologico, attualmente non esiste una medicina che cura l’Alzheimer, i farmaci somministrati spesso vanno ad intervenire sui disturbi comportamentali che possono insorgere nelle fasi medio-avanzate della malattia, come ad esempio l’agitazione o la disinibizione.
A conclusione della serata, in relazione alle numerose domande poste, il dottor Roncoroni ha ricordato che ogni malato è una persona unica, con caratteristiche proprie e che la presa in carico, dal medico, al neuropsicologo, alle associazioni territoriali, si basa sulla costruzione di un percorso ad hoc che tenga in considerazione i bisogni e le necessità delle singola persona e di coloro che se ne prendono cura.