A cura di Chiara Galmarini – Educatrice professionale
La matematica e i numeri sono spesso un argomento delicato per un sacco di studenti e non solo, anche per chi non frequenta più i banchi di scuola.
Ma se vi dicessimo che l’essere umano nasce con una “intelligenza numerica”?
Più precisamente, l’uomo nasce con la capacità di quantificare e rappresentare l’informazione di natura numerica ed è una abilità che condividiamo con molte specie animali come le scimmie, le api, i delfini e i topi, per citarne alcuni.
Alla base di questa capacità ci sono due sistemi che consentono di elaborare l’informazione numerica: l’object tracking system (OTS) e l’approximate number system (ANS).
Il primo (OTS) consente di processare fino ad un massimo di 3-4 elementi attraverso il subitizing, un meccanismo che permette di riconoscere le piccole quantità senza la necessità di contare: vi è mai capitato di osservare una pila di libri e dire, senza la necessità di doverli contare, “quelli sono tre libri”? Ecco, questo è proprio il subitizing!
Mentre il secondo sistema (ANS) permette di fare una stima delle numerosità più grandi di 4 (sempre senza attivare il processo di conteggio), ad esempio se dobbiamo indicare la classe più numerosa nel confronto fra due sezioni dello stesso istituto.
Ma non è tutto!
Utilizzando degli specifici paradigmi di ricerca che hanno consentito di rilevare le capacità di bambini molto piccoli, diversi studi (Xu e Spelke, 2000; Wynn, 1992) hanno dimostrato che già a sei mesi l’essere umano è in grado sia di confrontare degli insiemi di quantità diverse, sia di svolgere delle semplici operazioni aritmetiche di addizione e sottrazione (proto-aritmetica).
Tutte queste competenze sono dette preverbali e sono innate, ma altre vengono invece acquisite con l’esperienza.
Il bambino che fa il suo ingresso alla scuola primaria giunge a questo traguardo avendo già appreso una serie di “principi” (principi del conteggio; Gelman e Gallistel, 1978) che permetteranno di impegnarsi in un pensiero matematico più complesso. Tali principi si consolidano in tutto il periodo prescolare ed essendo mediati dall’esperienza e dalla cultura può diventare determinante il ruolo delle famiglie nel supportarne lo sviluppo.
La famiglia può impegnarsi in alcune proposte che supportano l’acquisizione delle competenze appena descritte. LeFevre e colleghi (2009) hanno individuato una serie di attività utili allo scopo:
- conteggio di oggetti;
- scrittura di numeri;
- recitazione della sequenza numerica;
- lettura di libri contenenti linguaggio e concetti matematici;
- giocare a carte o con giochi da tavolo che includano numeri e quantità;
- cucinare o fare la spesa;
- leggere un calendario o l’orologio.
Tutte le attività elencate consentono l’affermarsi dei processi:
- lessicali perché il bambino impara le parole-numero sentendole usare nell’ambiente quotidiano (ad es. cantando una filastrocca contenente dei numeri);
- di conteggio perché il bambino comprende, facendone esperienza, che l’ordine delle parole-numero (uno, due, tre, ecc..) ha una sequenza fissa e che ad ogni elemento dell’insieme contato deve corrispondere una sola parola-numero;
- semantici perché facendone continuamente esperienza i bambini comprendono il significato quantitativo dei numeri.
Tali processi guidano verso il progressivo consolidamento della capacità di conteggio la cui acquisizione proseguirà durante gli anni di apprendimento formale.
In conclusione, possiamo aggiungere che lo sviluppo di questo campo di conoscenza nel bambino può essere fortemente mediato da fattori di natura diversa come il riciclaggio neurale (nei bambini piccoli le connessioni neuronali godono di grande plasticità e possono “riadattarsi” per compiti differenti a seconda degli stimoli a cui vengono sottoposti), il corpo (i bambini imparano a contare anche utilizzando le dita), l’ambiente e la cultura di appartenenza.
Fornire stimoli adeguati di natura numerica ai bambini fin dai primi momenti di vita risulta, in definitiva, determinante per il suo successivo sviluppo.