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Centro di Psicologia e Psichiatria Forense

Danno biologico di natura psichica

Che cos’è il danno biologico di natura psichica?

Il danno biologico di natura psichica “consiste in una patologia psichica, che insorge dopo un evento traumatico o un logoramento sistematico di una certa entità e di natura dolosa o colposa; che si manifesta attraverso sintomi e che si stabilizza, a seconda del tipo di evento in un periodo variabile da uno a due anni.” (Pajardi, macrì e Merzagola, 2006). Tale danno è risarcibile in base agli art 2059 c.c. e art 32 Cost.

Fino alla metà degli anni ’70 i capisaldi del risarcimento del danno sono stati:

  • danno patrimoniale ovvero le conseguenze economiche dell’illecito: spese sostenute a fronte del danno –es.  spese mediche-, mancato guadagno per inattività, eventuale futura incapacità di produrre reddito ecc..)
  • danno non patrimoniale, o DANNO MORALE che fa riferimento alla sofferenza soggettiva, al disagio, al “transeunte turbamento psicologico del soggetto offeso”; tale danno era risarcibile solo in alcuni casi previsti per legge (art 185 c.p. e art 2059 c.c.).

Negli anni ’80 viene introdotto il concetto di DANNO BIOLOGICO definito come “ingiusta lesione all’integrità psico-fisica della persona, che incide sul valore uomo in tutta la sua dimensione concreta” (corte cost. 14.07.1986), si pone in questo modo il valore della persona per se stessa al centro dell’attenzione non considerando più solo la dimensione fisica ma anche quella psichica.

Il danno biologico può quindi essere di natura fisica, psichica o fisica e psichica. Il danno biologico di natura psichica è una patologie della salute psichica dell’individuo che deve essere diagnosticata da una figura competente (psicologica o medico psichiatra).

Negli anni ’90 si inizia a parlare anche di danno con pregiudizio esistenziale, ravvisabile nei casi in cui il danno subito pregiudica la sfera personale della vittima, impedendole di dedicarsi  alle cosiddette “attività realizzatrici della persona” e andando quindi a compromettere la qualità della vita della persona.

Il danno esistenziale può quindi riguardare l’impossibilità della persona di svolgere attività che prima svolgeva e da cui traeva benessere e appagamento, ma anche l’aggiungersi di nuove incombenze cui il soggetto deve far fronte a seguito del danno e che gravano sulla sua quotidianità.

Fino a pochi anni fa il danno non patrimoniale era quindi risarcibile per ciascuna delle categorie presentate, ovvero, Danno Morale, Biologico ed Esistenziale

Nel 2008 le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno ridefinito il concetto di Danno Non Patrimoniale intendendolo come categoria omnicomprensiva all’interno della quale non si possono ritagliare sottocategorie (quali danno morale, biologico ed esistenziale) se non a fini puramente descrittivi.

Oggi, quindi, il danno biologico di natura psichica è inteso quale

Danno derivante dalla lesione permanente dell’integrità psicofisica della persona

 e dalle perdita del rapporto parentale

 

Quando posso chiedere un risarcimento per danno biologico di natura psichica?

È possibile chiedere un risarcimento per danno biologico di natura psichica quando la vittima è stata esposta ad un evento di natura traumatica con ripercussioni sulla sfera psicologica della persona.

Per evento traumatico si può far riferimento sia ad un singolo evento stressante (es. incidente stradale) sia al susseguirsi di piccole situazioni (come nel mobbing) che inducano vissuti emotivi negativi che a lungo termine possono comportare una disorganizzazione e disregolazione del sistema emotivo, cognitivo e comportamentale della persona.

Principali tipologie di danno biologico di natura psichica

Danno da lutto

La perdita di una persona cara porta sempre con sé delle difficoltà emotive cui far fronte. La reazione “normale” a tale evento (lutto fisiologico) comporta sentimenti di tristezza, sconforto, abbattimento, riduzione degli interessi e rallentamento psicomotorio.

Solo nel caso in cui tale reazione perdura nel tempo, fino a diventare clinicamente significativa, possiamo parlare di danno da lutto caratterizzato da “alterazioni permanenti sul piano psichico ed emozionale che conseguono ad effettive difficoltà del “lavoro del lutto”. intendendo con ciò far riferimento alle difficoltà dell’elaborazione del lutto, o, talvolta, alla mancata elaborazione o del tutto alla negazione del lutto. (De Fazio 1997)

 

Raphael e Middleton (1990) hanno delineato alcune “reazioni patologiche” al lutto:

 

– lutto ritardato o assente = la persona che ha subito la perdita si comporta come se nulla fosse, per almeno di settimane non mostra i tipici segnali di cordoglio (reazioni psicologiche di tristezza e turbamento) che potranno compariranno solo a distanza di mesi o anni e la sofferenza sarà poi più lunga e intensa.

 

– lutto inibito = la sofferenza emotiva espressa è più attenuata e spesso sostituita da altre manifestazioni quali sintomi somatici, ostilità ottundimento affettivo, autorimproveri e ritiro sociale.

 

– lutto cronico = il processo del lutto perdura oltre i limiti cronologici abituali mantenendo la stessa intensità del periodo iniziale.

 

Danno da mobbing

Il fenomeno del mobbing è piuttosto complesso da descrivere tanto che ad oggi non ne esiste una definizione univoca, secondo Ege (2002) esso consiste in una serie di fenomeni estremamente variegati e difformi che si verificano all’interno del contesto lavorativo, inclusa la pressione psicologica associata o meno alla molestia sessuale, così come a condizioni di lavoro frustranti o non conformi ai criteri-guida definiti dalle norme in materia di sicurezza in ambito lavorativo, fino ad arrivare alle circostanze che attengono i licenziamenti senza giusta causa. ciò che accomuna la varie situazioni sembra comunque essere il carattere violento di un’azione compiuta da un individuo sull’altro, attraverso comportamenti lesivi della dignità fisica e psicologica della vittima, fino a comprometterne le capacità lavorative.

 

Leymann (in Banchetti, 2001) individua alcune modalità in cui il mobbing si concretizza:

  • il privare la vittima della possibilità di esprimersi in azienda, escludendola dalle informazioni sulla vita aziendale, escludendola dai colleghi, comunicando solo per via strettamente burocratica;
  • il privarla dei contatti sociali: per esempio i colleghi non le rivolgono la parola, il management le assegna una stanza isolata;
  • lo screditare la vittima attraverso maldicenze, pettegolezzi, umiliazioni, dileggi, che comprensibilmente ne minano l’autostima,
  • il pregiudicare la situazione professionale della vittima assegnandole mansioni inutili o comunque dequalificanti, oppure anche costringendola a funzioni superiori alla propria competenza per indurla in errore.

 

Le conseguenze del mobbing sulla salute psichica e fisica del soggetto sono molteplici, dai sintomi psicosomatici che sono i più frequenti, soprattutto nelle fasi iniziali, a manifestazioni ansiose, a volte con attacchi di panico, ai disturbi del sonno o a stati depressivi.

 

Altre tipologie di danno per i quali è previsto un risarcimento sono:

Danno da menomazione fisica

Danno estetico

Danno alla sfera sessuale

Danno da nascita indesiderata

Danno da wrongful life

Danno da menomazione della capacità visiva

Danno da colpa professionale

Danno da gaslhiting

Danno dei congiunti

Danno da carcerazione ingiusta

Danno da handicap

Idoneità per la ratificazione di attribuzione di sesso

 

Cosa accade durante una consulenza tecnica sul danno biologico

La persona che intende chiedere un risarcimento per danno biologico di natura psichica può aver bisogno di:

–          Parere stragiudiziale se deve presentare una documentazione sulla base della quale chiedere un risarcimento

–          Consulenza Tecnica di Parte qualora essendo già in atto il procedimento per la richiesta del risarcimento il Giudice decisa di nominare un CTU (consulente tecnico di Ufficio)

Durante la consulenza da noi offerta la persona incontrerà uno o più membri dell’equipe al fine di svolgere una valutazione esaustiva ed attendibile.

Il principale strumento utilizzato è il colloquio con il quale il professionista raccoglie l’anamnesi della persona, con particolare attenzione all’evento traumatico, valuta le variazioni psicologiche prima e dopo l’evento traumatico.

Verranno inoltre svolti approfondimenti psicodiagnostici, avvalendosi della somministrazione di alcuni test, per supportare con strumenti scientifici la presenza e intensità dell’eventuale disturbo psichico.

La consulenza ha lo scopo di:

  • Valutare la presenza/assenza di un disturbo psicologico diagnosticabile secondo il DSM-IV-TR (manuale diagnostico in cui sono contemplati tutti i possibili disturbi psicologici come Depressione, Disturbi d’ansia ecc…)
  • Valutare il “funzionamento” psicologico del soggetto nella sfera sociale, familiare e lavorativa con particolare riferimento alle menomazioni conseguenti all’evento traumatico
  • Valutare il nesso causa – effetto tra l’evento traumatico e il disturbo psichico
  • Valutare gli elementi prognostici e il decorso della patologia riportata, nonché la necessità di interventi farmacologici e psicoteraterapici
    • Quantificare il danno riportato dal soggetto